Fabrizio De André: La canzone di Marinella – Legenda d’Autore

di Francesca Maria Miraglia

Cari lettori e lettrici, un nuovo filone musicale ci attende al varco! Vi chiederete quale possa essere la tematica che riguarderà i prossimi numeri di Legenda d’Autore… Ebbene, sciolgo subito questo mistero: il filone sarà incentrato sulla donna, sul suo ruolo, sulla sua figura e sulla sua insostituibile importanza quale soggetto tanto amato, odiato, tormentato e scrutato – in altri termini, privilegiato – in relazione ad una sterminata miriade di testi musicali (e non solo).

cd-fabrizio-de-andre-la-canzone-di-marinellaPer cominciare degnamente questa nuova raccolta di scritti e di analisi musicali, ho deciso di partire da una canzone per me molto cara, molto famosa e altrettanto enigmatica: sto parlando de La canzone di Marinella, di Fabrizio De André, pubblicata assieme a molte altre nel 45 giri Valzer per amore/La canzone di Marinella, datato 1964. Questo testo ha da sempre destato scalpore, in particolar modo poiché risulta essere avvolto da un bellissimo alone di mistero e di tristezza. Due domande sorgono spontanee fin dalle primissime battute: chi è Marinella (se mai sia esistita)? E, soprattutto, da quale evento ha preso spunto De André per poter scrivere una canzone così struggente e passionale?

Secondo alcune fonti, Faber avrebbe letto la notizia della tragica morte di una ragazza (alla base della canzone) da La provincia di Asti quando aveva quindici anni; altre sostengono che il cantautore l’avrebbe appresa all’età di tredici anni dal quotidiano La Nuova Stampa oppure, secondo altre fonti, da un suo parente o alla radio. Questo esercizio di comparatistica tra le varie testimonianze, teso appunto a ricostruire la veridicità del fatto, è molto importante per stabilire almeno una datazione in relazione alla stesura del testo. Tuttavia, non essendo poi fondamentale in questa sede, nel caso si volesse approfondire la questione, vi consiglio di leggere Il libro del mondo Fabrizio De André. Storie dietro le canzoni, a cura di Walter Pistarini, edito da Giunti nel 2010.

Questa canzone ha avuto una grandissima fortuna grazie alla cantante Mina che, in un episodio di Canzonissima dell’anno 1968, volle promuovere in maniera particolarmente incisiva il cantautore ligure: proprio da lì partirono per De André anni di notorietà e di grande successo.

Iniziamo dunque ad analizzare il testo:

Questa di Marinella è la storia vera
Che scivolò nel fiume a primavera
Ma il vento che la vide così bella
Dal fiume la portò sopra a una stella.

Possiamo notare sin da subito come la rima baciata conferisca dolcezza ai versi e doni una enfasi molto forte; la costruzione ad arte reca quasi l’impressione di essere catapultati in una fiaba. Una voce esterna (forse quella della gente, del popolo indagatore) racconta la storia di questa fanciulla, Marinella, probabilmente trasportata in quel luogo da un paesaggio incantato, opera di Madre Natura.

La seconda strofa presenta un punto di svolta:

Sola senza il ricordo di un dolore
Vivevi senza il sogno di un amore
Ma un re senza corona e senza scorta
Bussò tre volte un giorno alla tua porta.

Marinella non conosce il sentimento dell’amore: un giorno però, si affaccia sulla scena un ‘re’, un fanciullo, di cui poi la ragazza si innamorerà. Questo è solo il preludio, infatti, alla terza strofa:

Bianco come la luna il suo cappello
Come l’amore rosso il suo mantello
Tu lo seguisti senza una ragione
Come un ragazzo segue un aquilone.

I colori rivestono un ruolo rilevantissimo in questo testo: le alternanze cromatiche delineano le personalità di Marinella e del fanciullo. Il bianco rappresenta concretamente il candore di Marinella a cui si oppone il rosso, colore della passione che nutre il fanciullo per lei. All’aquilone il compito di simboleggiare poi l’innocenza infantile, ricolma di purezza, della ragazza, che si ritrova a seguire senza un apparente motivo quel fanciullo apparso così, quasi per caso, nella sua vita.

La quarta strofa è decisamente idilliaca:

E c’era il sole e avevi gli occhi belli
Lui ti baciò le labbra ed i capelli
C’era la luna e avevi gli occhi stanchi
Lui pose le sue mani suoi tuoi fianchi.
Furono baci e furono sorrisi
Poi furono soltanto i fiordalisi
Che videro con gli occhi delle stelle
Fremere al vento e ai baci la tua pelle.

In questa parte del testo chiari sono i riferimenti all’imperversare della passione amorosa fra Marinella e il fanciullo: è un continuo crescendo, fino quando il fanciullo, invaso da una smisurata dolcezza, pone le sue mani sui fianchi di Marinella. Incalzano quindi baci, sorrisi ed emozioni, che portano la ragazza a fremere in nome di questi suoi momenti vissuti. Nello svolgersi della narrazione, sospesa nel tempo, appare improvvisamente un fiordaliso, che sembra far da contorno alla storia: questo elemento, in realtà, anticipa la morte della fanciulla, in un ritorno aggressivo della figura di Madre Natura, pronta ad accogliere passivamente la morte di Marinella.

Dicono poi che mentre ritornavi
Nel fiume chissà come scivolavi
E lui che non ti volle creder morta
Bussò cent’anni ancora alla tua porta
Questa è la tua canzone Marinella
Che sei volata in cielo su una stella
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose.

Marinella è stata uccisa, accanto ad un fiume: sembra quasi che quel passaggio mentre… scivolavi dia l’idea di una immagine a rallentatore, costruita ad hoc, per dare modo all’ascoltatore di immaginare la scena davanti a sé e viverla così in prima persona. Il fanciullo è incredulo, addolorato e affranto, cerca di bussare alla porta di Marinella, con la speranza di trovarla viva e pronta ad accoglierlo tra le sue braccia.

accade-oggi-fabrizio-de-andre-muore-l11-gennaio-il-ricordoL’epilogo della canzone è tragico: Marinella, come tutte le belle cose, ha vissuto quella passione in un solo giorno, quasi come una rosa dalla bellezza straordinaria, sfiorita troppo presto. La passione, il dolore, il destino crudele e meschino de La canzone di Marinella trasmettono un messaggio molto forte: l’esistenza umana è effimera, nessuno può sottrarsi alla morte, alla sofferenza; allo stesso tempo, però, nessuno può (e deve) sottrarsi alla bellezza di un sentimento così grande, la cui potenza è tale da annullare la propria identità e sconvolgere la propria personalità.

Con l’amaro in bocca e un poco di tristezza, si chiude così l’analisi di oggi!

Alla prossima e #StateLettori!

2 pensieri su “Fabrizio De André: La canzone di Marinella – Legenda d’Autore

  1. Io conosco una storia diversa, scritta da un autrice della provincia di benevento, in origine portava il nome di mariella. Purtroppo l’autrice in questione vuole rimanere anonima, ma il taquino con il testo io lho visto. Mi viene da ridere a pensare tutta la dietrologia costruita su questo testo.

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    • Gentile Valerio,
      ti ringraziamo per il tuo commento! Per quanto riguarda l’articolo a cui fai riferimento, incentrato sul testo de La canzone di Marinella, ti assicuriamo che abbiamo consultato un po’ di fonti ufficiali prima di approntarlo, così come è nostra consuetudine fare! Nel caso tu avessi altre testimonianze, come quella che hai citato, saremmo ben lieti di poterla inserire nell’articolo e arricchirlo!
      Intanto grazie mille per la tua attenzione e #StaiLettore! 😉

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