di Silvia Argento
La musica italiana per me ha sempre avuto un’importanza grandissima. Non solo perché mi ricorda tante belle cose, ma perché obiettivamente ha un valore immenso, che spesso noi non riconosciamo.
Ecco perché sono lieta di presentare in questa rubrica un brano di un autore forse ormai poco conosciuto, ma che a mio dire ha grandi capacità. Sto parlando di Angelo Branduardi: tra tutti i suoi testi ho scelto Donna ti voglio cantare. La melodia di questa canzone è una rielaborazione di una ballata medievale di Pierre Attaignant (editore musicale e compositore francese), incisa da Branduardi già nell’album Futuro Antico II. Sulle orme dei Patriarchi, pubblicato nel 1998.
Bando alle premesse, parliamo di questa bellissima canzone.
Donna ti voglio cantare.
Branduardi si pone, come già si evince dalla musica, che è appunto una ballata, come un menestrello, un cantore. Deve cantare di qualcosa, e ha scelto la donna. Per quale motivo? Beh, perché la donna incarna in sé una molteplicità di argomenti vari e complicati, l’ideale per riempire con varie metafore un testo musicale.
Donna la madre, donna la fine
donna sei roccia, donna sei sabbia
e a volte nuvola sei.
Primo ruolo della donna: la donna è la madre, a volte è forte, altre debole, altre volte addirittura può rappresentare la fine. Per chi? Per un uomo che l’ama, per se stessa, ecc. Ma la cosa più importante è sicuramente la frase a volte nuvola sei, che si ripeterà in anafora alla fine di ogni strofa della canzone.
Cosa vuol dire? Potrebbe significare molte cose:
- la donna è incomprensibile, quindi quasi come una nuvola appare lontane e confusa;
- la nuvola è qualcosa che oscura il Sole, quindi potrebbe far riferimento al turbamento dell’innamoramento a causa di una donna;
- potrebbe riferirsi alla difficoltà del carattere di alcune donne, al loro temperamento. Non dimentichiamoci che il punto di vista cui facciamo riferimento in questo brano è quello maschile.
Donna, donna sei l’ombra
donna sei nebbia, donna sei l’alba
donna, donna di pietra
a volte nuvola sei.
Qui abbiamo l’accostamento di due termini che rimandano al mistero: ombra e nebbia, che si avvicinano molto a quella nuvola di cui ho parlato prima. Si tratta poi di una coppia di sostantivi completamenti diversi fra loro: uno rimanda alla nascita di qualcosa, al calore, alla vita (alba); l’altro (pietra) che, se da un lato rimanda alla forza, alla stabilità, alla sicurezza, fa pensare invece alla durezza, alla distanza, all’impenetrabilità. La donna quindi è forte, a volte inarrivabile, dura, appare quasi insensibile, fatta di pietra, appunto.
Donna, donna l’amica
donna sei nave, donna sei terra
donna, donna sei l’aria
e a volte nuvola sei.
Prima abbiamo parlato di madre, adesso parliamo di amica. Un altro ruolo si inserisce nella lista di ciò che la donna può essere. Stavolta troviamo, anziché due termini che si possono inserire nello stesso campo semantico, due sostantivi posti in antitesi: nave e terra. La donna è sia nave, mare, viaggio, che terra quindi approdo. Ma ella è anche aria, forse perché inafferrabile, invisibile.
Donna sei sete e vendemmia
donna sei polvere, donna sei pioggia
donna saggezza, donna follia
a volte nuvola sei.
Stavolta due termini che vanno insieme: sete e vendemmia. E poi ancora polvere e pioggia, qualcosa che sfugge, qualcosa di inafferrabile, per cui quasi come un ciclo ci ricolleghiamo all’aria della strofa precedente. Troviamo un’altra antitesi: saggezza e follia. Sulla follia potrei scrivere pagine e pagine, è una tematica comunissima e molto spesso la si trova accostata al genio o alla saggezza. Il folle è come se sapesse qualcosa in più, per dirla alla Pirandello. Così come la donna è saggia, è anche folle.
Donna ti voglio cantare
donna sei luce, donna sei cenere
donna sei ansia, donna sei danza
e a volte nuvola sei.
Ripete la voglia di cantare questa donna e la descrive ancora. Ella è luce, ma anche cenere. La cenere certamente ci rimanda al buio, a qualcosa che si è spenta, essendo il risultato di qualcosa accesa prima da un fuoco, allo stesso tempo suggerisce un’immagine macabra di morte. Quindi la donna può essere qualcosa di meraviglioso, come qualcosa di negativo, di oscuro, di incomprensibile. Per questo ella è anche ansia, sia perché la donna è emotiva e spesso ansiosa, ma anche ansia per l’uomo che la ama. Eppure ella è leggiadra, è una danza.
Donna, donna sorgente
Donna sei erba, donna sei foglia.
donna, donna sei pietra
e a volte nuvola sei.
Sorgente qui si ricollega alla sete cui Branduardi faceva riferimento prima. E alla terra si ricollegano erba e foglia. Da sempre la bellezza e l’esperienza estetica, sono state collegate alla natura, basti pensare a poeti inglesi come Wordsworth, Coleridge o Blake, pertanto con questo riferimento alla natura si vuole sottolineare la meraviglia della spontaneità della bellezza della donna. E poi si ripete pietra, ma mentre prima Branduardi aveva detto di pietra, in riferimento anche a un ambito costituzionale della donna, stavolta dice proprio che ella è pietra, è una roccia, qualcosa di forte, di potente, che non si può rompere, nonostante poco prima egli l’abbia accostata ad una foglia, immagine invece che ci fa pensare alla precarietà, alla fragilità e alla debolezza (non per nulla in una celebre poesia di Giuseppe Ungaretti egli parla delle foglie d’autunno in riferimento ai soldati).
Uno scatto di Angelo Branduardi, l’autore del testo
Lo scopo di questo brano è evidenziare la molteplicità dei tratti di una donna, che viene presentata come un ventaglio dalle mille sfumature: è forte, ma anche fragile, è di pietra, ma è anche una nuvola. Vi invito dunque ad ascoltare con attenzione la bellezza dei testi di Angelo Branduardi, e a proporne di altri, per poter continuare tutti insieme a preservare la bellezza di questo tesoro che è la musica italiana!
Grazie dell’attenzione e… buona musica a tutti voi!