Suffragette – Legenda Cinematografica

di Giuseppe Cangiano

immCari amanti del Cinema in tutte le sue forme, bentornati su Legenda Letteraria! Oggi vogliamo rivolgere la nostra attenzione critica nei confronti di un lungometraggio piuttosto recente, per la regia femminile di Sarah Gavron: stiamo infatti parlando de Suffragette (2015), titolo non molto conosciuto ma che però presenta già in sé dei riferimenti importanti verso alcune tematiche, la cui concretizzazione si è poi rivelata fondamentale nel profondo processo di cambiamento della storia della società occidentale. Il progetto cinematografico della Gavron ruota tutt’intorno alla necessità di raccontare la durissima battaglia perpetrata da un folto gruppo di donne britanniche, agli albori del XX secolo, per l’ottenimento del diritto di voto – quel suffragio, appunto – che a differenza del nostro tempo non è sempre stato un dato così scontatoSuffragette, dunque, presenta esteriormente una corteccia ideale, antropologica e filosofica davvero importante, rafforzata poi da riferimenti storici precisi e ben documentati verso cui potrebbe, eventualmente, indirizzarsi lo spettatore interessato. In virtù di queste specifiche, balza subito all’occhio (allenato e non) quanto la regia decida di non rischiare più del dovuto, optando per un equilibrio di immagini e di narrazione. L’obiettivo insomma, o perlomeno l’esito, è stato quello di fotografare ‘entro i limiti’ ciò che è effettivamente stato un movimento idealistico, in risposta al quale si sono susseguiti da parte del potere centrale drastiche forme di violenza poliziesca e non solo. Suffragette indossa quindi gli abiti della gravezza e, pur descrivendo in modo sentito e accorato gli eventi, la pellicola non preme in modo eccessivo sull’acceleratore del pathos. Tutta la retorica collegata alla sfera dell’emotività salta completamente e il coinvolgimento dell’osservatore resta, per quasi tutto il tempo, strozzato. A ciò è doveroso aggiungere una non secondaria considerazione: il lungometraggio della Gavron poggia sulla descrizione e sull’analisi di un processo collettivo, non individuale; in relazione a questo meccanismo viene quindi dato più spazio alla situazione generale che al singolo personaggio. E nell’economia di questo film tale scelta narrativa appare decisamente la migliore visto che, a nostro parere, personaggi forti e carismatici (paradossalmente e tristemente) latitano.

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Scatto molto crudo tratto dall’archivio storico della BBC

In una futura proiezione mentale dello spettatore che avrà preso parte alla visione, sarà dunque molto difficile che resti impresso qualche personaggio specifico o, magari, un volto femminile preponderante rispetto a tutti gli altri. Oltre alla forte presenza di richiami storici e al susseguirsi di un paio di sequenze rispettabili (spiccano quella del carcere e quella della corsa dei cavalli) questo Suffragette ha davvero ben poco altro da offrire. Lo scarso estro della regia (che avrebbe dovuto e potuto osare molto, molto di più, specialmente in relazione alla delicatezza del tema) e la totale mancanza di una vigorosa impennata dell’intreccio narrativo, rendono questo prodotto cinematografico pressoché mediocre, manifesto per eccellenza del classico ‘compitino svolto’ nemmeno troppo bene.

 

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